Il credito di carbonio è un certificato negoziabile che corrisponde a una tonnellata di CO2 non emessa oppure stoccata, generato dalla certificazione di un progetto o di un’attività da parte di un ente terzo. I crediti possono essere acquistati da aziende che hanno necessità di compensare le loro emissioni di gas serra. Previsti dal SDG.s n. 13 dell’Agenda ONU 2030, i crediti sono stati introdotti per la prima volta come strumento finanziario dal Protocollo di Kyoto e poi sanciti dall’Accordo di Parigi.
Ne parliamo con Riccardo Fraccaro, Amministratore Delegato di Carbon Planet, piattaforma per lo scambio di crediti di carbonio di alta qualità nella quale Conlegno è entrato di recente in partecipazione con una quota.
Mercato dei crediti di carbonio oggi in Italia: quanto vale e chi sono i protagonisti dell’acquisto e della vendita?
A livello globale, nel 2022 è stato stimato un valore di due miliardi di euro, un valore raddoppiato dal 2020 e che si prevede possa superare, nel 2030, i 30 miliardi. Anche in Italia è in netta crescita ma un valore stimato è difficile darlo. Si tratta di un mercato volontario che interesserà sempre più imprese, chiamate a raggiungere elevati standard di sostenibilità ambientale, sociale e di governance: i famosi criteri ESG. Ci sono due ragioni per cui il mercato crescerà: da una parte essere sostenibili agli occhi della clientela e quindi garantirsi un miglior posizionamento sul mercato; dall’altra potersi garantire un accesso facilitato al credito e all’equity. Questo secondo aspetto è la diretta conseguenza del piano di azione sulla finanza sostenibile della Commissione Europea, che prevede maggiori obblighi di trasparenza per le imprese.
Chi compra oggi crediti di carbonio?
Perlopiù multinazionali, che hanno azionisti o acquirenti sensibili ai temi ambientali, soprattutto dell’ambito tecnologico, come Google, Amazon; ma anche energetico, in Italia Eni e Terna, o della moda, come Prada. A queste si stanno ora aggiungendo società medie e medio-piccole, sensibili al problema dell’accesso al credito e alla crescente sensibilità dei portatori d’interesse ai problemi ambientali. A generare crediti sono invece attività che consentono di stoccare o evitare la produzione di CO2 equivalente: quindi, ed esempio, gestione sostenibile di boschi e foreste, piantumazione, impianti di energie rinnovabili, bio-edilizia e biochar.
Quale ruolo si prevede per le imprese del legno? E con quali vantaggi?
Non avendo metodologie e criteri imposti, il mercato è stato recentemente oggetto di contestazioni e accuse di greenwashing: ciò è avvenuto ad esempio per numerosi crediti derivanti dalla conservazione di foreste in Sudamerica, di cui si garantiva il mancato disboscamento, ma senza che fosse chiaro se per quei boschi erano in effetti previsti piani di taglio. Per prevenire tali rischi, il Parlamento Europeo ha recentemente approvato un regolamento per definire quali sono i crediti di carbonio di alta qualità e in quali ambiti si possono generare. Uno di questi è proprio il settore legato al legno strutturale: sono considerati di alta qualità i crediti di carbonio derivanti da prodotti legnosi ad uso edile che hanno uno stoccaggio di CO2 di lungo periodo, come previsto dai codici di calcolo europei pertinenti all’ambito edilizio. Di conseguenza, tutta la filiera del legno è interessata, perché coinvolta a partire dalla gestione sostenibile del bosco.
Che cos’è il progetto Carbon Planet e come agisce per la filiera del legno?
Carbon Planet è una società benefit e una start up innovativa, creata a inizio 2023 proprio a partire dall’esigenza condivisa di valorizzare la filiera del legno. È una piattaforma di scambio di crediti di carbonio di alta qualità, nata perché ci si è resi conto dell’importanza del legno nella società contemporanea per fini ambientali, sociali ed economici. Pensiamo solamente quanto ancora potrebbe dare il legno al nostro Paese: oggi importiamo l’80% del legno che ci serve dall’estero, ma abbiamo l’82% dei nostri boschi abbandonati. Questo comporta perdita di posti di lavoro, di una risorsa preziosa, e una mancata tutela del territorio. Non solo: un bosco abbandonato e non gestito non stocca più CO2, ma può addirittura emetterla. I crediti di carbonio sono, è ormai chiaro, uno strumento prezioso per stimolare una migliore gestione dei nostri boschi e trasformare i nostri edifici in serbatoi di carbonio.
Come funziona la piattaforma? Assiste le aziende nel generare crediti oppure si limita a fare da intermediario?
Carbon Planet agisce in entrambe le direzioni: assiste le aziende accompagnandole nel processo di certificazione, che è poi garantita da un ente terzo affinché non vi sia conflitto di interessi, e fa da intermediario. Abbiamo sviluppato, con un comitato scientifico di caratura internazionale, una metodologia di calcolo dei crediti, garantiamo la loro conservazione ed utilizziamo la tecnologia blockchain per evitare il double counting. Ogni singola tonnellata di CO2 certificata viene registrata e caricata sulla piattaforma, a disposizione di chi vuole acquistarla. I crediti di carbonio per essere di qualità devono essere “Removal”, devono cioè provenire da attività che hanno rimosso CO2 dall’atmosfera e non semplicemente evitato nuove emissioni inquinanti.
In prospettiva, il mercato dei crediti di carbonio diventerà obbligatorio?
Attualmente al mercato volontario si affianca un mercato obbligatorio che interessa le aziende più inquinanti, come quelle dell’acciaio o del cemento. Osserviamo da una parte un mercato volontario, che inizia ad avere regole e criteri di qualità più definiti, e dall’altra l’ampliamento di quello obbligatorio a nuovi settori, come quello dei trasporti marittimi. Questo dà già un’idea della direzione intrapresa per il futuro.
Articolo di Luigi di Nardo per la rivista di Conlegno “LEGNO 4.0” n. 19